Giocare a nascondino in Umbria: da Lady Gaga a Colin Firth (passando per il premier Draghi), il nuovo paradiso della porta accanto
Tra ulivi e cantine, chateaux e alberghi diffusi, la nuova vita della Regione calamita (senza volerlo) per attori e cantanti
Il Castello di Reschio, località Lisciano Niccone, è diventato probabilmente uno dei luoghi più esclusivi del momento al mondo. La sua forza? Che i vip invece di mettersi in vetrina, un selfie dietro l’altro, possono giocare a nascondino. È successo con Lady Gaga, con Gwyneth Paltrow, con Liv Tyler o con David Beckham e signora Posh. Gente che di solito quando si muove apre le acque eppure da queste parti si può fare eccezione. Da qualche settimana l’Italia sta seminando per riaprire le porte ai turisti. L’Umbria l’ha fatto con una campagna di marketing, disegnata da Armando Testa, che ha fatto discutere chi da queste parti è nato è cresciuto. Lo slogan recita «Io amo il mare dell’Umbria». Come dire, il nostro mare sono ulivi, vigneti, natura. Però a qualcuno è sembrato un’ammissione di colpa.
Eppure qui stanno arrivando tutti. Piccolo rifugio, ancora protetto. Vengono per un weekend e poi mettono radici. È successo a Silvio Muccino come a Pupi Avati che si sono presi casa a Todi. Tra Città di Castello e Umbertide invece si nascondo il regista britannico Terry Gilliam, ma anche il «paziente inglese» Ralph Fiennes. Per scoprire una delle zone più alternative bisogna spostarsi dalle parti di Pissignano, dove il padre della saga di Guerre Stellari George Lucas ha ristrutturato un vecchio monastero, dove passano spesso Francis Ford Coppola e Robert De Niro. La parte segreta è quella antica, che si scopre salendo bucandosi le scarpe verso il castello. Arranchi sui gradini di pietra e pensi: «qui non ci passa nessuno da anni». Invece nel borgo antico hanno comprato casa Cristiana Capotondi e il compagno Andrea Pezzi. E chi si è preso un piedàterre sta cercando di trasformare il borgo in una comune tenuta insieme dalle opere d’arte. Un cantiere avviato sulla scia degli anni Settanta più creativi. Tutt’intorno e salendo verso Trevi in una gimkana tra ulivi e papaveri, i migliori frantoi di una delle migliori regioni per degustare e comprare olio. Per i devoti del tartufo invece l’indirizzo è un po’ più giù a Scheggino. Un borgo antico meraviglioso da dove è partita la rivincita del «nero» e dove la famiglia Urbani ha pure aperto un museo. Scheggino è anche l’esempio di come un Paese possa rinascere grazie a un albergo diffuso. È la storia di Torre del Nera, che arrampicandosi nei vicoli medievali ha ricavato camere e appartamenti in una via di mezzo tra presepe e boutique hotel.
C’è poi l’universo da bere. In Umbria fino a qualche anno fa sgorgava (solo) Sagrantino. Rosso sacro, ma talmente complesso da funzionare sempre meno nel mercato che guarda all’estero. Resiste nell’area doc di Montefalco: qui tappe obbligate sono la cantina che la famiglia Lunelli per completare la storia delle sue bollicine ha creato nella tenuta Castelbuono, in direzione Bevagna. Una cantina che è anche opera d’arte con il Carapace, progettato da Arnaldo Pomodoro, al centro come un gigantesco scrigno da bere. C’è però un nuovo modo di fare il vino che sta nascendo, riscoprendo gli antichi vitigni. L’esempio più bello e sostenibile è la storia di Madrevite, una cantina che affaccia (nel vero senso della parola) sul lago Trasimeno. Organizzano picnic nel pratone a centimetri zero dalle botti, ma soprattutto riscoprono gli antichi vitigni in via d’estinzione. Come il Gamay Trasimeno, 400 anni di storia veramente umbra, a cui hanno dedicato anche un blog ad personam. Perché funziona così con l’Umbria. Il testimonial, senza ambizione di diventarlo, è uno come Ed Sheeran, che ha messo radici in una casetta a Paciano. Venti camere con annessi terreni e vigne (ha promesso di farci crescere i suoi figli) e quel rito di sedersi a tavola in maniche di camicia in mezzo alla gente comune a sbranare tagliatelle alla Spolentina in paese. «Ho visto un vigneto e mi sono innamorato, io non sono un tipo da Hollywood», ha detto. Così ha preso un paio di collaboratori e gli ha fatto girare il video di Afterglow con protagonista la campagna umbra. Appunto, qui non c’è il mare, c’è tutto il resto. Che basta e pure avanza.
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