Gamay del Trasimeno – “C’osa” 2017 Madrevite
Il Gamay del Trasimeno è un vitigno a bacca rossa che non degustavo da tantissimi anni, ne ho bevuto una bottiglia in compagnia dell’amico Gabriele, e ne ho approfittato per andare a ripassare la storia di questo vitigno che fu introdotto nella zona del Trasimeno già a partire dal XVI secolo, nel periodo di dominazione spagnola nell’Italia Centro-Meridionale. Il Gamay del Trasimeno fa parte della famiglia della Grenache (o Granacha, in spagnolo) ed è lo stesso vitigno da cui derivano il Cannonau sardo, la Granaccia ligure e il Tai Rosso dei Colli Berici, in provincia di Vicenza. Fin dal suo arrivo in quest’area è stato coltivato con la tecnica ad alberello, di origine francese, e non con la tecnica a “vite maritata”, molto più comune nell’area del Trasimeno e utilizzata già dall’epoca degli etruschi. Per questo motivo prese erroneamente il nome di Gamay, nome di un vitigno francese coltivato ad alberello e utilizzato per la produzione del vino Beaujolais, proveniente dall’omonima regione.
La bottiglia in questione era il “C’osa” 2017 dell’azienda “Madrevite” di proprietà di Nicola Chiucchiurlotto, si legge “C’osa” ma si intende “chi osa”. Come ho detto siamo in Umbria, nella frazione di Vaiano del comune di Castiglione del Lago, a ridosso del confine con la Toscana, nel Podere Mastronuccio sono collocati i venti ettari di proprietà aziendale e di questi 10 sono coltivati a vigneto di Sangiovese, Gamay del Trasimeno, Merlot, Trebbiano spoletino e Syrah. Tornando al Gamay l’interpretazione aziendale è certamente interessante e direi originale per un vitigno particolare che è affinato per un anno in barriques francesi di secondo passaggio e poi lasciato riposare in bottiglia per altri 6 mesi.
Si presenta di un colore rosso rubino luminoso, di media trasparenza. Il profumo è intenso e fruttato, dominato da sentori di frutti a bacca rossa e spezie ma anche il cacao. Al palato ha bella eleganza, piacevole freschezza e discreta persistenza.
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